venerdì 30 gennaio 2015

Penelope e i giorni dell' Attesa in bilico tra Solitudine e Libertà






All'inizio, guardavo la strada
sperando di vederlo arrivare
camminando disinvolto tra gli ulivi,
un fischio al cane
che lo piangeva col muso caldo sulle mie ginocchia.
Sei mesi di questa storia
poi ho capito che passavano giornate intere
senza che me ne rendessi conto.
Presi ago e filo, forbici e tela
pensando di distrarmi,
invece mi ritrovai l'industria di una vita.
ricamai una ragazza
sotto una sola stella - punto a croce, seta argento
che rincorre la palla saltellante dell'infanzia.
Per l'erba scelsi tre toni di verde;
un rosa antico, un grigio ombra
per mostrare una boccadileone che gargarizza un'ape.
L'albero lo ricamai col filo nocciola,
il mio ditale come una ghianda
spuntava dalla terra bruna.
Nell'ombra
avvolsi una fanciulla in un profondo abbraccio
col ragazzo-eroe
e mi smarrii del tutto
in un folle ricamo d'amore, desiderio, perdita e rimpianto;
poi guardai lui salpare
nei lenti punti d'oro del sole.
E quando gli altri vennero a prendergli il posto,
a disturbare la mia pace,
presi tempo.
misi su una faccia da vedova, tenni la testa bassa,
facevo il lavoro di giorno e lo disfacevo di notte.
Sapevo a che ora della sera la luna
cominciava a sfilacciarsi,
la rammendai.
Fili grigi e marroni
inseguivano il pesce guizzante del mio ago
a formare un fiume che mai avrebbe raggiunto il mare.

Lo ingannai. Mi stavo disegnando
il sorriso di una donna al centro
del mondo, indipendente, intenta, soddisfatta,
e certamente non in attesa,

quando fuori dalla porta - troppo tardi - udii un passo ben noto.
Inumidii il mio filo scarlatto
e ancora una volta infilai il centro della cruna


Carol Ann Duffy

lunedì 19 gennaio 2015

Lentamente

Ho i pensieri lenti io
Non ce la faccio a capire subito le parole e le sensazioni
Ho bisogno di tempo
Per dare un nome a quello che sento
Per dare un volto al fastidio che mi ronza tra le idee
Per trovare le lettere adatte a comporre quelle due o tre parole inutili per comunicare

Ho i pensieri lenti io
E poi non so parlare
E' una condanna strana per una che fa il mio mestiere
Non saper dire
Le cose Giuste al momento opportuno
E lasciarle cadere nell'oblio
Nell'amarezza del Tempo che passa
Nell'Urgenza di Tutt'altro che occuparà i giorni e le ore


Ho i pensieri lenti
E forse è solo un'altra stupida scusa
Per non dover ammettere di aver capito Male.

Quello che chiamano Amore

Di nuovo Lei.
Chiacchierona Invadente Gelida Ombra.
Vestita di Dubbi Domande Incertezze
Lei e le sue Crudeli Verità scagliate al Centro dei pensieri come Coltelli appuntiti e spietati.

Quanto odio certe parole di senso ambiguo ...
Quanto odio la mia incapacità di fermarle e chiuderle fuori di me.
Quanto odio il rumore che fa l'eco del loro bagaglio ... Sbadiglio  lento su labbra serrate dalla Paura

Voglio la Libertà

Dai significati che non mi appartengono
Dalle aspettative che pesano gravi sui miei desideri
Dal bisogno di essere Desiderata Sempre
Dalla Paura di risposte infelici
Dalla Prigione delle Ferite di Ferro
Dalle situazioni date per scontate
Dalla confusione tra Paranoia e Intuizione

Dalla Forza che non voglio avere
Per potermi lasciare Andare Fragile Indifesa
Soltanto per un po'

A quello che chiamano Amore









domenica 18 gennaio 2015

Si struggeva di Presagi


" E Tatiana ci credeva
Alle vecchie tradizioni
Sogni, oroscopi, tarocchi,
E letture della Luna,
I presagi la inquietavano:
Ogni cosa per lei
Aveva sempre un senso misterioso,
E il suo petto si stringeva
Dai presentimenti.... "

" A chi credere? Chi amare? Chi non ci tradirà mai? Chi ogni gesto, ogni parola, sarà pronto a misurare con lo stesso nostro metro?
Chi non ci calunnierà?
Chi, coprendoti di coccole, t'amerà col vizio tuo?

Chi non ti verrà mai a noia?

Cercatore di fantasmi, non t'affaticare invano ... "



Aleksandr Sergeevič Puškin

Evgenij Onegin  

martedì 13 gennaio 2015

Il Tempo Delle Mele. Marce.







Sono terribilmente egocentrica lo so. Soffro molto se non mi sento abbastanza importante.
Mi nutro di piccole attenzioni, di sguardi obliqui, di carezze distratte. Di voci basse. Di desideri  intuiti.
Voglio essere più di un pensiero costante. 
Necessaria, come un respiro. 
Anelata, come l'aria mentre stai affogando.
Ossessiva come un battito pungente al centro del cuore.
Ti stordirò con promesse di velluto.
Comprerò biancheria intima nello stesso istante in cui Lei pregherà per te.
Ti bacerò soavemente sul collo nel momento in cui Lei preparerà il ragù per la cena.
Sarò la carne di ogni tuo sogno.
Sarò l'eco di ogni tua immaginazione.
Sottocutanea.
Inevitabilmente Presente, Essente.
Forse soffro anche  di Ninfomania perpetua.
Passavi di qui e ti ho colto.
Fortuna Mia .... Sfortuna Sua
Posso prenderti come una cosa.
Giocare un po' con la tua vita e i suoi stupidi piani e ridisegnarli a modo mio.
Il gioco delle tre carte.
E se Lei piange e sta male per te e per gli stupidi piani che ho stracciato ridendo
Alzerò le spalle due o tre volte e dirò che io non c'entro nulla.
E forse ci crederò davvero.
E ci crederai anche tu.
Del resto è quasi di nuovo Primavera e .... la Primavera si sa .... 
E non mi servirà più nemmeno la biancheria intima e i baci sul collo.
Mi basterà guardarti per stringere le redini della tua anima.
Fino ad inghiottirla.

Ma alla fine la vomiterò.



* Dedicato alla Cacciatrice che ho incontrato,
a quella Lei che ho dimenticato
a quell'anima che non sapeva difendersi e difendermi.