Mentre camminavo ho fotografato la mia Ombra a un incrocio lievemente illuminato.
Passavano alcune auto decise. Non quanto quelle di Milano.
Passanti pochi.
I pedoni in questa città non corrono verso una direzione. Se ci sono se ne stanno immobili davanti a qualche bar a chiacchierare.
Da alcune settimane i miei mercoledì sono densi di solitudine.
Un interminabile intervallo sospeso tra il giorno prima e quello che verrà.
Un sovrumano salto tra una dolce carezza e una porta sbattuta in faccia.
Ci sono Film che non voglio più vedere.
Suggerisco alla mia Ombra di cambiare strada. Di non avere paura di traghettare nel Fiume del Silenzio.
Ci sono Parole che non posso più dire.
Ci sono Parole che non voglio più immaginare.
Spegnerò la Luce per Immergermi nella Malinconia. Per giocare a scacchi con le allucinazioni che ho disegnato con le mie dita Livide. E vediamo chi vince.
Ogni volta che mi faccio male è un presagio:
un dito rotto per un passo falso
un altro tagliato per la fretta di andare avanti.
Mi arrendo all'Immobilità e confido che sia gentile con me.
Ho un computer pieno di virus che non so curare.
Una mappa di memorie smarrite che non so riesumare.
Una valigia gonfia di paure che non so conservare.
Un solo Desiderio che non riesce a volare.
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